ANIMA CHIARA
UN CRAC ESISTENZIALE
IL MIO PEREMPTUM CREDO
OCCHI, CAPELLI, PELLE
FRATELLI DELLA NOTTE
BIANCO COME IL LENZUOLO
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Anima chiara, donna mia che vieni
dalle terre d’Oriente come il fuoco
del sole che al mattino per un poco
sembra bruciare, fai vani i veleni
del giorno e della notte, i miei osceni
artifici li termini col fioco
sussurrare: “chi se non io?”. Trasloco
nel tuo cuore per sempre. Ora di beni
ho pieni i ripostigli, adesso i tanti
avidi replicanti, orrido branco
di esattori arroganti, adesso non
pretenderanno ancora che in contanti
io paghi con il cuore, adesso con
la tua difesa mi presento al banco.
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Un crac esistenziale, bancarotta
con fraudolenta mente, dolcemente
hai riportato in pari. Io, tenente
nulla in quanto a sentimenti, interrotta
la rapida via di fuga, la frotta
dei creditori alle calcagna, niente
al saldo possedevo. Oscuramente
pensavo e con sollievo alla ridotta
risorsa dei miei anni. Con un solo
anno amoroso, mio risanamento,
hai messo i conti a posto, il tuo ruolo
è stato un vero commissariamento
d’urgenza del mio cuore, dal vetriolo
sfigurato, sbatacchiato dal vento.
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Il mio peremptum credo eccolo qua:
il niente preferivo alla veniente
nefandità degli ultimatum. Dente
del tempo, barnum dei ricordi, fra
libertà e solitudine. Il mio ma
sei stata tu, mia dolce, col presente
del corpo inconfutabile, aderente
alle forme del perentorio “qua
son’io”. A perdifiato l’incolmabile
allora s’è colmato. Io artigliato
d’amore, dal mio sogno miserabile
alla tua quiddità mi sono dato.
Ora nelle tue mani un non frodabile
mio tempo vivo a te come conflato.
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