OPERAMONDO

 

Dans vos viviers, dans vos étangs,
Carpes,
que vous vivez longtemps!
Est-ce que la mort vous oublie,
Poissons de la mélancolie.

 

UN MONDO DI LIBRI

UN LIBRO DEL MONDO

 

VAGHE.STELLE

 

 

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TORQUATO TASSO

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Io non posso gioire

Come vivrò ne le mie pene, Amore

Io veggio in cielo scintillar le stelle

Amor l'alma m'allaccia

Già non son io contento

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Io non posso gioire

lunge da voi, che siete il mio desire;

ma 'l mio pensier fallace

passa monti e campagne e mari e fiumi;

e m'avvicina e sface

al dolce foco de' be' vostri lumi;

e 'l languir sì mi piace

ch'infinito diletto ho nel martire.

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Rime per Lucrezia Bendidio, XXIII

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Come vivrò ne le mie pene, Amore,

sì lunge dal mio core,

se la dolce memoria non m'aita

di lei ch'è la mia vita?

Dolce memoria e spene,

imaginata vista e caro obietto,

voi siete il mio diletto

la mia vita e 'l mio bene;

ma pur mezzo son io tra morto e vivo,

poi che del cor son privo.

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Rime per Lucrezia Bendidio, XXV

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Camminando di notte prega le stelle che guidino il suo corso.

 

Io veggio in cielo scintillar le stelle

oltre l'usato e lampeggiar tremanti,

come ne gli occhi de' cortesi amanti

noi rimiriam talor vive facelle.

 

Aman forse là suso, o pur son elle

pietose a' nostri affanni, a' nostri pianti?

mentre scorgon le insidie e i passi erranti

là dove altri d'Amor goda e favelle?

 

Cortesi luci, se Leandro in mare

o traviato peregrin foss'io

non mi sareste di soccorso avare:

 

così vi faccia il sol più belle e chiare,

siate nel dubbio corso al desir mio

fide mie duci e scorte amate e care.

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Rime per Lucrezia Bendidio, XXXIII

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Non avendo ardire di parlar con la sua donna nel ballo, prega Amore che sciolga i legami de la lingua e raddoppi quelli del core.

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Amor l'alma m'allaccia

di dolci aspre catene:

non mi doglio io per ciò, ma ben l'accuso

che mi leghi ed affrene

la lingua a ciò ch'io taccia

anzi a madonna timido e confuso

e 'n mia ragion deluso.

Sciogli, pietoso Amore,

la lingua, e se non vuoi

che mi stringa un sol men de' lacci tuoi

tanti n'aggiungi in quella vece al core.

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Rime per Lucrezia Bendidio, XLVII

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Già non son io contento

lunge da voi, che sete il mio tormento,

in così dolce modo

m'arde il pensier; ma s'egli a voi mi giunge

io vi rimiro ed odo

allora più vicin che son più lunge,

ed amo ed ardo e godo

più del mio foco se maggior il sento.

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Rime per Lucrezia Bendidio, XXIV

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